SPECIALE MARTIN SCORSESE, II PARTE
La caduta dell’impero
Cinque anni dopo Quei bravi ragazzi, Martin Scorsese torna sul luogo del delitto, e racconta, sempre collaborando in fase di sceneggiatura con il giornalista e scrittore Nicholas Pileggi, un’altra grandiosa epopea mafiosa: Casinò, la cronaca serrata e magniloquente – tragica, melodrammatica e grottesca – della nascita, del massimo splendore e del crollo rovinoso di un impero.
L’impero in questione è la Las Vegas dei casinò, non solo paese dei balocchi per migliaia di giocatori d’azzardo, ma soprattutto terra della cuccagna per i clan mafiosi. Questo almeno fino al momento in cui l’intero sistema non viene trascinato all’inferno dai tre protagonisti, i quali condannano loro stessi e il mondo di cui fanno parte a causa del deteriorarsi dei rapporti personali, dell’orgoglio fuori dai limiti e dei soldi e potere che ubriacano. Volendo fare un parallelo probabilmente un po’ spericolato, guardando Casinò sembra di assistere ad una rilettura tragica e contemporanea della parabola degli imperi antichi, dalla grandezza degli inizi allo sfacelo del basso impero; e coincidenza vuole che tra le ultime immagini del film si vedano proprio le piramidi e i templi romani riprodotti nelle architetture dei casinò di ultima generazione. Come a dire che la storia si ripete nei suoi schemi fondamentali, sia essa quella grande degli imperi, o sia quella “piccola” di due gangster tra le roulette di Las Vegas. Anche solo questa spericolata chiave di lettura storiografica sarebbe sufficiente per garantire al film la patente di assoluta “universalità”: naturalmente, ci sono anche altri motivi, nonostante Casinò sia in buona parte un film su commissione, che Scorsese fu invitato a girare dalla Universal appena scoppiato il caso giudiziario che è alla base del film e del libro scritto da Pileggi (le due opere, tra l’altro, furono scritte contemporaneamente). In questo film infatti troviamo elementi fondamentali della poetica scorsesiana: i corridoi e le sale del tempio del gioco d’azzardo non sono diversi dagli inferni metropolitani raccontati in Taxi Driver o in Mean Streets, e hanno sui personaggi gli stessi effetti coercitivi e inevitabili. Allo stesso modo, come in Toro scatenato, orgoglio, fama e ricchezza sono decisivi nel far superare i limiti e nello spingere il personaggio alla caduta rovinosa. Per non parlare del livello stilistico: qui Scorsese raggiunge, arrivando al limite del formalismo, il parossismo della sua furia visiva, fatta di continui movimenti di macchina, di particolari esasperati, di jump-cut e di una colonna sonora sublime nella sua varietà e nella sua arroganza. Un film che punta all’eccesso, come l’impero che racconta, ma che come quest’impero risulta anche sublime, grandioso e affascinante.
Casinò [Casino, USA 1995] REGIA Martin Scorsese.
CAST Robert De Niro, Joe Pesci, Sharon Stone, James Woods, Frank Vincent.
SCENEGGIATURA Martin Scorsese, Nicholas Pileggi. FOTOGRAFIA Robert Richardson. MONTAGGIO Thelma Schoonmaker.
Gangster, durata 165 minuti.